La Farmacia dello Sport – Legnano
24 Giu 2020

DOMS – Dolori muscolari post allenamento

dal magazine  keforma.com

Puntuale come il maltempo il primo giorno di ferie, il dolore post allenamento è ormai un “compagno di viaggio” per molti atleti e appassionati di sport. C’è chi se lo aspetta valutandolo come un indice di efficacia dell’allenamento, c’è invece chi lo teme, al di là delle più diverse opinioni quello che ci serve è conoscerlo.

 

Cosa causa i dolori muscolari post allenamento?

Prima di illustrare cosa causa i dolori muscolari post allenamento è molto importante capire da dove NON deriva.

Una leggenda metropolitana attribuisce questo dolore alla formazione di acido lattico e nel 2020 ancora molti, compreso addetti ai lavori, ci credono.

Le cose non stanno così: semplificando, l’acido lattico è una sostanza che nel nostro organismo si forma prevalentemente in relazione all’intensità dell’esercizio e non alla durata, ovvero quando in seguito a uno sforzo muscolare molto intenso, le richieste muscolari di ossigeno superano la capacità dell’organismo di assorbirlo e utilizzarlo, si passa quindi da una fase prevalentemente aerobica a una prevalentemente anaerobica, che se prolungata oltre pochi secondi porta alla produzione di acido lattico.

 

Perché produciamo acido lattico?

Perché il nostro organismo è un gran risparmiatore, quello che non riesce ad utilizzare al momento a causa della carenza di ossigeno, lo “mette da parte” sotto forma di acido lattico, che sarà successivamente rilavorato dall’organismo per fornire nuovamente energia, quindi costituisce una sorta di riserva o meglio risparmio di sostanze, utilizzabili per produrre energia.

 

In quanto tempo viene rilavorato l’acido lattico?

Mediamente in un periodo compreso tra 30 e 120 minuti con un processo chiamato ciclo di Cori. Quindi non può essere l’acido lattico a causarci dolori che hanno il loro picco tra 48 e 72 ore dopo l’esercizio.

 

Allora a che cosa è dovuto il dolore muscolare post allenamento?

I dolori muscolari post allenamento (delayed-onset muscle soreness – DOMS) rientrano in un quadro molto più complesso correttamente definito “Danno muscolare indotto dall’esercizio” (Exercise-induced muscle damage – EIMD) che può essere valutato oltre che con l’intensità e la durata dei DOMS, anche mediante analisi ematochimiche dei marcatori di danno muscolare (es CPK, ALT ecc) e con marcatori dell’infiammazione (es IL-6, PCR ecc).

Quindi i DOMS sono direttamente correlati a un danno muscolare causato dall’allenamento.

 

A che cosa è dovuto il danno muscolare alla base dei DOMS?

A tanti fattori tra loro connessi, tra questi un particolare ruolo è stato attribuito alle contrazioni muscolari eccentriche, in pratica a quelle sollecitazioni che forniamo al muscolo quando i suoi due capi sono tra loro lontani (la situazione opposta viene definita sollecitazione concentrica, cioè quando i capi muscolari sono tra loro vicini). In questa situazione si generano delle micro-lesioni a livello della struttura della fibra muscolare, che porteranno al rilascio dei marcatori di danno, a una risposta infiammatoria e infine ai DOMS.

 

Come possiamo prevenire i DOMS ?

Partendo dal presupposto che rimangono ovviamente valide tutte le comuni indicazioni relative a buona idratazione e ottimizzazione dello status nutrizionale, diventa molto interessante considerare alcuni passi semplici, pratici e facilmente comprensibili per la prevenzione dei DOMS:

 

1. Attività

Il primo passo è costituito dal praticare attività che siamo effettivamente in grado di praticare, alle intensità che ragionevolmente possiamo sostenere, aumentandole progressivamente con gradualità.

È fondamentale prima abituarsi al gesto atletico e poi a sostenerlo ad intensità crescenti. Qualcuno tende a ritenere i DOMS come un indicatore di allenamento efficace, in realtà non è così, piuttosto stanno ad indicare che in quel distretto corporeo al momento c’è qualcosa che non va e quindi “suggeriscono” di non ripetere la stessa attività, quantomeno nel breve periodo.

 

2. Riscaldamento

Prima di iniziare l’attività praticare un buon riscaldamento dedicando tutto il tempo necessario può aiutare nel ridurre l’insorgenza dei DOMS.

 

3. Recupero attivo

Anche praticare il recupero attivo tra una sessione e l’altra può rivelarsi molto utile, facilitando lo smaltimento dei cataboliti e il metabolismo muscolare.

 

4. Nutraceutici specifici

Nel prevenire ma anche nel trattare i DOMS molti approcci a base di sostanze dal ruolo antiossidante ed antinfiammatorio come ad esempio gli estratti di curcuma, boswellia, artiglio del diavolo oppure i comuni antiossidanti possono avere un ruolo di supporto.

Si dimostra invece particolarmente interessante l’impiego di succo o estratto di ciliegia in quanto documentato in letteratura come utile nella riduzione dei dolori e del danno muscolare, evidenziando dopo una prestazione di endurance (come ad esempio una maratona) oltre alla riduzione dei sintomi e a una migliore capacità muscolare anche la riduzione dei marcatori di infiammazione e l’aumento della capacità antiossidante totale del plasma, evidenziabili dalle analisi ematochimiche.

L’utilizzo di un estratto secco si può dimostrare molto pratico in quanto semplice da assumere e disponibile tutto l’anno, in letteratura è documentato con ottimi risultati l’impiego di un estratto di ciliegia di Montmorency dall’alto profilo qualitativo commercializzato con il marchio CherryPURE®.

Questi semplici accorgimenti rappresentano aspetti essenziali, semplici e pratici, che se applicati una volta compreso cosa sono i DOMS e perché si presentano, potranno favorire una gestione più funzionale dell’allenamento e del recupero.

 

Bibliografia

Stéphanie Hody , Jean-Louis Croisier , Thierry Bury , Bernard Rogister , Pierre Leprince Eccentric Muscle Contractions: Risks and Benefits. Front Physiol. 2019 May 3;10:536. doi: 10.3389/fphys.2019.00536. eCollection 2019.

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15 Giu 2020

Bevande ipotoniche, isotoniche, ipertoniche: quale scegliere?

Quando prepari la borraccia per l’allenamento, presti sempre attenzione alla dose consigliata sul barattolo?

Ti sei mai chiesto perchè sulla maggior parte delle bevande in commercio compare la scritta “Isodrink”?

In questo nostro articolo, chiariremo tutti questi dubbi!

 

Osmolarità: cos’è?

L’osmolarità è la pressione osmotica generata dai soluti presenti in 1 L di soluzione. È una grandezza fisica che misura la concentrazione delle soluzioni utilizzata in chimica, ed in particolare indica il numero totale di molecole e ioni presenti in un litro di soluzione.

Anche il nostro plasma (la componente liquida del sangue) ha una sua osmolarità che in condizioni normali si aggira tra i 280 ed i 330 mOsm/kg. Essa è influenzata principalmente da alcuni suoi componenti, quali sodio, proteine e glucosio.

La sua concentrazione, viene mantenuta entro questo range di valori grazie all’assunzione di liquidi con la dieta e tramite il controllo della loro escrezione a livello renale.

 

Idratazione o energia?

A seconda dell’obiettivo che abbiamo, esistono 3 tipologie di bevande:

Bevande ipotoniche: hanno un’osmolarità inferiore a quella del plasma. Generalmente sono costituite da elettroliti combinati con una percentuale minima di carboidrati. Il consumo di bevande ipotoniche, diluisce i soluti del sangue e tende a ridurre la sensazione di sete prima che i livelli idrici si siano ripristinati. Sono indicate durante lo sforzo, in quanto transitano con la massima rapidità nello stomaco, hanno un forte potere reidratante e vengono assimilate molto rapidamente nell’intestino.

Bevande isotoniche: hanno un’osmolarità uguale a quella del plasma. Generalmente sono costituite da elettroliti combinati ad un 6-8% di carboidrati, che garantisce la massima reidratazione ed al contempo fornisce energia ai muscoli. Transitano abbastanza rapidamente attraverso lo stomaco e vengono velocemente assimilate nell’intestino. Per questo motivo, possono essere utilizzate anche durante un allenamento particolarmente intenso.

Bevande ipertoniche: hanno un’osmolarità superiore a quella del plasma. Si tratta di bevande caratterizzate da un alto contenuto di carboidrati, risultando quindi più concentrate rispetto al plasma e per queso motivo, se non sono opportunamente diluite, hanno un transito intestinale più lento. Le bevande ipertoniche, seguono le leggi dell’osmosi: essendo più concentrate rispetto al plasma, richiamano liquidi nel lume intestinale, aggravando la disidratazione e diventando fonte di possibili disordini intestinali. Hanno un apporto energetico decisamente superiore alle due precedenti tipologie di bevande, ma per poterle utilizzare durante l’allenamento o la gara, è necessario testarle in modo tale da non incorrere in problemi gastrointestinali.

 

Carboidrati in soluzione: quali scegliere?

Come descritto in precedenza, all’interno delle bevande isotoniche è presente un 6-8% di carboidrati. Affinché l’apporto energetico sia però utile all’attività sportiva che stiamo praticando, abbiamo bisogno che i carboidrati presenti in soluzione siano prontamente disponibili.

Un nostro consiglio è quello di preferire un mix di carboidrati differenti che garantiscono un rapido assorbimento, ma anche un apporto energetico a lungo termine.

Un esempio è Evodextrin

La sua formula è composta da maltodestrine con differente destrosio equivalenza (DE), ciclodestrine, fruttosio 1-6 difosfato, fruttosio, destrosio e betaina.

Il fruttosio 1-6 difosfato è un intermedio del ciclo di Krebs ed ha una via d’accesso privilegiata nel metabolismo energetico cellulare durante lo sforzo, quindi garantisce un’assimilazione ancora più veloce rispetto alle maltodestrine classiche.

Le ciclodestrine sono invece molecole innovative dal comportamento molto particolare: da un lato hanno un assorbimento estremamente rapido a livello intestinale, ma dall’altro lato sono metabolizzate in maniera molto più lenta. In questo modo non causano problemi gastrointestinali e, al contempo, garantiscono un apporto energetico di lunga durata.

 

In conclusione: le migliori bevande sportive quelle isotoniche, in quanto uniscono il miglior apporto energetico alla massima idratazione. Tra queste, è importante scegliere quelle che forniscono energia prontamente disponibile, ma per tutta la durata dello sforzo!

da www.keforma.com